Hell’s Kitchen
New York City
Nel cuore della notte, un grande portale nero appare in un vicolo, lasciando uscire un gruppo di persone apparentemente innocue ma che a inizio giornata erano prigioniere alla Volta. Pathfinder è la prima ad uscire, assicurandosi che non ci sia nessuno nelle vicinanze.
Il suo potere mutante le rivela la posizione di milioni di persone; le era mancata la città. In rapida successione escono anche i suoi compagni di squadra: Switch, Shades, Turbine, Insomnia e Slim Snake. Una squadra che ufficialmente non esiste più, ma questo è un fatto che non sembra toccarli.
Ad uscire per ultima è Maria Hill, agente dell’FBSA ed
attualmente involontaria custode di questi criminali.
-Pathfinder, quanto siamo isolati?
-Siamo a New York – alza le spalle la mutante – Ma nei vicoli vicini non c’è nessuno. Strano.
-Esattamente che ci facciamo qui? – chiede Switch.
-Seguite i miei ordini.
-C’è sempre una prima volta – commenta Slim Snake.
-Ora statemi bene a sentire: abbiamo una possibilità che il piano funzioni, ed una soltanto. Ecco come faremo – inizia a spiegare Maria.
Villains LTD
#54
Parallel universe
Ares si sta annoiando. Osborn gli aveva promesso una grande e gloriosa battaglia contro un universo ostile, ed invece sta perdendo tempo in misteriosi sotterfugi. C’è un tempo per gli attacchi alle spalle ed un altro per gli scontri diretti, ed Ares sa sempre quale tra le due opzioni scegliere.
Se fosse dipeso da Ares, non avrebbe ordinato ai Vendicatori di tenere sotto controllo il lato MUSA del portale per evitare che qualcuno lo oltrepassasse… avrebbe raso al suolo l’intero quartiere, ed inviato forze in massa alla conquista di nuovi territori.
Ha avuto modo di soddisfare la propria sete di battaglia…ma ora, si sta annoiando. Osborn si è portato Sentry nell’altro universo a fare chissà cosa, e gli altri Vendicatori hanno bisogno di dormire.
Certo, Ares da solo potrebbe respingere l’invasione di cento battaglioni, ma la noia è un nemico molto più implacabile. Seduto sul marciapiede di un vicolo illuminato dai lampioni, il dio della guerra rimpiange per la prima volta di non aver bisogno di dormire.
Poi le luci si spengono.
Ares si alza in piedi, impugnando la propria ascia: qualcuno sta camminando verso di lui, e proviene dal portale.
-Fermati ed identificati, se non vuoi che ti stacchi la testa – intima Ares, sperando immensamente che il proprio ordine venga ignorato.
Invece quando le luci si riaccendono, una donna in uniforme è in piedi davanti a lui con le mani in alto.
-Mi chiamo Maria Hill. Voglio parlare con il Direttore Osborn.
-La sguattera di Stark. Dammi una buona ragione per cui non dovrei ucciderti subito.
-Perché un buon generale sa distinguere un prigioniero prezioso da un cadavere inutile – risponde la donna, fissando la guerra negli occhi.
Ares sorride. Se c’è una cosa che apprezza di quest’epoca è che le donne guerriere sono sempre più facili da trovare.
Sul tetto di un edificio che si affaccia su quello che al momento è il vicolo più importante del pianeta, Insomnia osserva tutta la scena con perfetta chiarezza nonostante gli occhiali da sole.
-Perfetto, la stanno portando via. Non riesco a credere che non abbiano piazzato neanche un cecchino; che razza di principianti.
-Questo è un piano suicida – si lamenta Pathfinder.
-A me piace – risponde Insomnia.
-A te piacciono tutti i piani suicidi – puntualizza Slim Snake.
-Usare i miei portali e le ombre di Shades per arrivare qui, invece di combattere contro i nostri Vendicatori e pure quelli di questo universo, è stata la prima mossa intelligente della Hill – sottolinea Switch.
-Avrei preferito una rivincita con i Vendicatori – si lamenta Turbine.
-Perché, non ti sei fatto prendere a calci da loro abbastanza? – lo schernisce Shades.
Pathfinder decide di intervenire, sia per aggiornare il gruppo dello stato del piano sia per impedire che gli animi si scaldino troppo.
-Okay, la stanno portando via; qualunque mezzo stiano usando, non interferisce con il mio potere. Possiamo recuperarla quando vogliamo.
-Il che vuol dire che ci nascondiamo da qualche parte ed aspettiamo il segnale della Hill prima di recuperarla e tornare nel nostro universo – dice Switch.
-Quindi non facciamo niente finché non ci dicono che è il momento di scappare? – chiede Slim Snake.
-Questo è il piano – annuisce Switch.
Passano cinque secondi, durante i quali non si sente volare una mosca.
-Quindi adesso mandiamo all’aria il piano e facciamo quello che ci pare, vero? – domanda Insomnia.
-Ci puoi scommettere – risponde Switch, creando un portale.
Los Angeles,
California
Dall’altra parte del paese è da poco passata la mezzanotte, quando Leah Mathers alias Pathfinder esce da un portale di teletrasporto.
-Sei proprio sicura che sia una buona idea? – le chiede Switch.
-O qualunque cosa DeCeyt abbia fatto per aggirare il mio senso mutante protegge anche il DeCeyt di questa realtà, o qui non c’è proprio nessun DeCeyt.
-Non mi riferivo a quello: non mi piace l’idea di separarci. Questo è un mondo che non conosciamo.
-La Hill ha veramente bisogno solo di te, e puoi tornare a prenderci quando ti pare. Quando ci capiterà di nuovo di poter incontrare le nostre controparti di un’altra realtà?
-Comunque, cerca di fare presto – taglia corto Switch, scomparendo assieme al portale.
Pathfinder esce dal vicolo, rientrando nella strada principale. La sensazione che prova è strana: non aveva mai cercato di usare il proprio potere per trovare se stessa.
Se non fosse per il potere, in effetti, non avrebbe riconosciuto questa Leah: il cervello è quello giusto, ma l’aspetto è decisamente diverso. I capelli biondo platino a caschetto, il trucco pesante per nascondere le borse sotto gli occhi, il vestito che scopre molta più pelle di quanta Pathfinder mostrerebbe mai in pubblico.
Si allontana dalla macchina che aveva accostato, mostrando il dito medio al conducente che si era fermato a parlarle. Mentre estrae una sigaretta dalla borsetta, si accorge di Pathfinder e la guarda negli occhi per qualche secondo, prima di rivolgerle la parola:
-Beh, che cazzo hai da guardare?
Pathfinder vorrebbe risponderle, ma la sua mente si è congelata. E’ già difficile presentarsi al proprio doppio dimensionale, ma farlo quando hai appena scoperto che è una prostituta è pure peggio.
New York
Ryker’s Island
Edward Freeman osserva il proprio doppio dormire in cella, chiedendosi che cosa sia andato storto in questa realtà. L’esperimento di Beckett non ha funzionato, in questa realtà? O è stato così stupido da rifiutare l’unica grande occasione della sua vita? Sì, questa suona più plausibile.
Mentre il Freeman MIT è immerso nei propri pensieri, il Freeman MUSA si gira di scatto nel letto lanciando un coltello verso la propria controparte. Il Freeman MIT potrebbe teleportarsi via, ma non è necessario: il coltello lo manca di un metro abbondante.
-Cazzo, non so perché pensavo avrebbe funzionato.
-Ma sei scemo!? Potevi uccidermi con quell’affare! – si lamenta il Freeman MIT.
-E allora? Non so chi tu sia ma…
-Stai scherzando, spero.
-Davvero, non ti ho mai visto prima in vita mia; che vuoi da me? – chiede il Freeman MUSA.
La sua controparte vorrebbe sottolineare che i due hanno lo stesso aspetto…solo che non è vero.
“Cazzo, mi ero dimenticato che DeCeyt mi aveva fatto cambiare la faccia e la voce. Per forza non mi riconosce!”
-Chi sono non è importante, adesso. Che ci fai in prigione?
-Mi ci ha sbattuto l’Uomo Ragno tre anni fa. Senti, non so come sei entrato, ma cosa vuoi da un pesce piccolo come me?
-L’Uomo Ragno? Per tutto il tempo in cui io sono stato Switch tu sei rimasto in prigione. E non sembra importartene un granché.
-Eh, così va la vita. Fai un colpo, ti sbattono dentro, esci, ti diverti un po’ e ti sbattono dentro ancora. Dopo un po’ diventa normale.
-E se ti dicessi che c’è di più della solita routine? Che ci sono cose per cui vale la pena rischiare la pelle, anche se non puoi guadagnarci un centesimo?
-Ti risponderei che sei un coglione. Senti, se vuoi uccidermi, datti una mossa. Altrimenti lasciami dormire.
Il Freeman MIT dà le spalle alla propria controparte, creando un portale per andarsene così come è arrivato.
-Avevo intenzione di farti evadere, sai. Ma non c’è niente per te là fuori, mentre ho appena realizzato che per me non è così.
Il Freeman MUSA osserva lo strano uomo scomparire nel portale, e ritorna a dormire.
“Queste cazzate di New York non mi mancavano” pensa prima di addormentarsi.
Houston, Texas
Una volta entrato nella discoteca, Slim Snake approfitta della confusione all’interno del locale per lasciare l’aspetto del famoso attore di cui sta copiando la faccia, assumendo invece le fattezze di uno sconosciuto visto passare per strada giorni prima.
Al suo fianco, Insomnia sta attirando l’attenzione più di lui: in questa città, non tutti sono abituati a vedere gente in costume.
-Ancora non capisco perché non hai voluto incontrare il tuo doppio, Slim.
-Pathfinder ha detto che è ancora a Lemuria, quindi probabilmente non si è mai allontanato da quella città schifosa. Non so, non mi importa. Per me, la vostra fissa di incontrare i vostri doppi è strana.
-Forse sei così abituato a prendere l’aspetto degli altri da non avere una personalità del tutto tua.
-Wow, Insomnia. Non mi aspettavo un concetto così profondo da parte tua. Cosa hai intenzione di fare, quando incontrerai il tuo doppio?
-Conoscerla. Ma sai che sono più il tipo da azione che da parole – risponde Insomnia, recuperando dalla cintura una pistola e puntandola verso il soffitto.
Le urla di spavento si sollevano prima ancora che Insomnia prema il grilletto. Quando il dito inizia a muoversi, una bottiglia di vodka la colpisce alla mano con l’angolazione perfetta per fargliela cadere.
Slim Snake torna al proprio aspetto originale, ed il caos nel locale aumenta quando i presenti si allontanano urlando dall’uomo-serpente tra di loro.
Solo una persona resta ferma: una donna al bancone del bar, che dopo aver lanciato la bottiglia ora sta recuperando un coltello dall’interno degli stivali in pelle. Porta degli occhiali da sole verdi ed è identica ad Insomnia.
-Siamo venuti qui perché volevi scatenare una rissa con te stessa, vero? – chiede il Deviante.
-Certo, ti pare che possa sprecare un’occasione simile?
New York City
Turbine entra di soppiatto in uno squallido appartamento, stando bene attento a non fare il benché minimo rumore.
Visto che una lama rotante si sta dirigendo verso di lui a quattrocento chilometri all’ora, non deve essere stato molto in gamba. Afferra la lama come se fosse immobile a mezz’aria, e qualcuno accende la luce.
-Sei uno Skrull? – chiede un uomo da un volto che per Turbine è incredibilmente familiare, perché identico a quello che si cela sotto il suo elmo.
-Un cosa?
-Prima uccidete la mia Janet e poi venite a cercare me? Oppure ti ha mandato Hood per sostituirmi?
-Non ho idea di cosa tu stia parlando, sono…
In tutta risposta, il Turbine MUSA si infila l’armatura in un batter d’occhio e corre via dall’appartamento più velocemente di quanto un essere umano possa vedere. Ma Turbine non è un normale essere umano, e riesce a stare al fianco della propria controparte durante la fuga.
-Vuoi starmi a sentire? Sono il tuo doppio di un’altra dimensione. Hai sentito del portale, no?
-Anche se fosse, a me cosa dovrebbe importare?
-Di recente sono morto…forse. E’ complicato.
-E allora, cosa vuol dire?
-Non lo so.
-E credevi che io l’avrei saputo? Non sai neanche cosa stai facendo e segui solo la corrente, vero? Hm, forse sei davvero il mio doppio. Ho già abbastanza problemi senza dover pensare ai tuoi.
Il Turbine MIT rallenta fino a fermarsi, lasciando che la sua controparte prosegua verso il proprio percorso.
In effetti, ora che ci pensa, cosa ha fatto negli ultimi anni? Ha tradito la Villains LTD ed è sempre tornato nei suoi ranghi, quando gli faceva comodo. Pensare con la sua testa decisamente non ha funzionato, e a giudicare da questa realtà neanche seguire la corrente.
“Forse non sono poi tanto tagliato per fare il criminale. Forse la Hill, tutto sommato, potrebbe aver ragione” riflette, prima di tornare al punto dove è stato lasciato da Switch.
“Male che vada, difficilmente mi pugnalerà alle spalle come DeCeyt. Ed ha un gran bel fondoschiena”.
Crowborough
East Sussex, Regno
Unito
Shades esce confuso dalle ombre, incerto di cosa sia successo durante il tragitto. Forse è il fatto di trovarsi in un’altra realtà, ma i suoi viaggi attraverso l’oscurità non sono mai stati così accidentati.
Non sa bene dove si trovi: anche se le ombre lo hanno condotto qui, non hanno certo la precisione del potere di Pathfinder.
-Ti sei perso, vero? - chiede una voce alle sue spalle, e Shades si volta incuriosito.
E’ un uomo così vecchio da reggersi a malapena in piedi, grazie ad un bastone che sembra averne passate anche più di lui. Tiene lo sguardo rivolto un po’ verso il basso, colpa della schiena gobba e delle pesanti rughe sulla fronte, tanto da oscurarne gli occhi.
-Non sono dell’umore giusto, vecchio, va’ a farti venire da solo un infarto – risponde Shades, che davvero non ha tempo per queste sciocchezze.
Ma qualcosa lo blocca. O meglio qualcosa sta bloccando la sua ombra, e trattandosi di Shades non c’è una vera differenza.
Quando si volta di nuovo, nota che il vecchio ha appoggiato il bastone sulla sua ombra. Gli tremano le mani ed ha l’aria di qualcuno che potrebbe morire da un momento all’altro. Ma quel bastone blocca l’ombra di Shades più di un macigno.
-Un piccolo teppista che si crede di essere chissà chi, ecco cosa sei. Pensi “al diavolo le regole, ho il potere”. O probabilmente qualcosa di più volgare, perché ti piace atteggiarti a duro ed ottenere il rispetto degli altri – risponde il vecchio.
-Sei stato tu a portarmi qui, vero? – capisce Shades.
-Il potere dell’ombra non ti ha completamente fritto il cervello, allora. Vieni – prosegue il vecchio, rilasciando l’ombra di Shades ed attraversando molto lentamente la strada.
Shades non avverte nulla di sovrannaturale in quell’uomo. Lo segue, senza essersi fatto ancora un’opinione.
-Tu sei nato come Lukas Zeller, vieni da un altro mondo e parecchi decenni fa sei stato trasformato in un’ombra vivente assassina. Vuoi sapere come sono andate le cose, su questo mondo?
-Il Consiglio delle Ombre non esiste su questo mondo, ne ho avvertito immediatamente l’assenza – spiega Shades.
-Lo abbiamo distrutto anni fa, così come tu ed i tuoi amici avete fatto molto più recentemente nell’altro mondo.
-“Abbiamo”?
-Siamo arrivati – annuncia il vecchio, fermandosi di fronte alla porta d’ingresso di una anonima villetta. Bussa alla porta con il bastone, e mentre aspetta che il padrone di casa gli apra infila una mano in tasca per estrarne qualcosa.
La porta si apre, e se Shades avesse ancora un cuore lo avrebbe appena sentito sobbalzare.
-Lukas, ti avevo chiesto di evocarlo dentro casa.
-Lo so, ma non mi sarei gustato la sua espressione. Shades, lascia che ti presenti il Dottor Augustus DeCeyt – dice il vecchio, indossando un paio di occhiali da sole identici a quelli di Shades.
-E lascia che ti presenti…te stesso, Shades– continua DeCeyt – Ti spiacerebbe portare qui i tuoi amici? Ho un piano per salvargli la vita.
Stark Tower, New York
Nella stanza più segreta e protetta della base di Norman Osborn, un portale di fumo e specchi garantisce l’accesso al punto di ritrovo della Cabala.
-Trovo divertente che lei sappia di questo posto, professor DeCeyt – nota Loki.
-Dopo aver studiato gli eventi che negli ultimi mesi si sono succeduti in questo mondo, signor Laufeyson, era fin troppo semplice dedurre l’esistenza di convegno delle forze fuorilegge più importanti del mondo. Io stesso ho tentato di costruire qualcosa del genere.
-Quindi non potrà fare a meno di sapere benissimo che un’impresa simile è destinata a fallire, professore. Perché chiedermi di garantirle accesso alla nostra piccola Cabala?
-Vista l’assenza di Osborn, questo è il momento più propizio per sfruttare gli avanzati sistemi informatici di questo edificio per rintracciare l’Augustus DeCeyt di questa realtà – risponde DeCeyt, accedendo al terminale della postazione di Osborn.
-La sua mancanza di creatività mi delude, professore. Crede che un umano come lei potrebbe nascondersi dalle magie del Dio dell’Inganno?
-Sì. Ed inoltre, al momento ritengo di non potermi permettere il prezzo che ciò comporterebbe.
-Non so se trovarla più interessante od irritante, professore.
-Le consiglio una posizione neutrale, allora. Mi dica, signor Laufeyson, conosce una donna di nome Maria Hill?
-Cosa? La sguattera di Stark? Una insignificante pedina.
-E’ qui che si sbaglia, signor Laufeyson – risponde DeCeyt, spostando il monitor per indicare a Loki la donna inquadrata dalle telecamere interne.
-Anche un pedone può diventare una regina, nelle mani di un giocatore esperto.
Hell’s Kitchen
Pathfinder esce dal portale, avvicinandosi con un’espressione scoraggiata a Switch che sta seduto sul cornicione.
-Com’è andata? – chiede lui.
-Quasi tutti i mutanti del mondo hanno perso i poteri mesi fa, compresa me…cioè la me stessa di questo universo. Si guadagnava da vivere rintracciando le persone come facevo io. Quando ha perso il potere…non è stata una bella esperienza.
-E nessuno le ha offerto un lavoro anche se poteva prendere a calci qualsiasi super-eroe di questa città?
-Non si è mai sottoposta al trattamento per la super-forza. Senza il potere non sapeva fare nient’altro e…diciamo che si guadagna da vivere con il proprio corpo, ma in un altro senso.
-Ah – è l’unico commento di Switch; se si trattasse di chiunque altro avrebbe fatto una battuta di pessimo gusto, ma Pathfinder è come una sorella.
Da un altro portale escono Slim Snake ed una Insomnia sorridente nonostante l’occhio nero sia ben visibile nonostante gli occhiali da sole.
-Che avete combinato voi due? – chiede Pathfinder.
-Mi sono rotta il naso – risponde con entusiasmo Insomnia.
-A me non sembra.
-Dovresti vedere l’altra me stessa. Perché ci hai richiamato prima, Switch? Voglio andare a picchiare Devil.
-Considerato le voci che ho sentito in giro, non te lo consiglio – interviene Turbine, uscendo dall’ultimo portale.
-Shades ha detto che c’è qualcosa di parecchio importante che merita l’attenzione di tutti – risponde il teleporta.
-Fammi indovinare: non ha avuto bisogno del potere di Pathfinder perché “le ombre” gli hanno detto cosa fare, giusto? – chiede Slim Snake.
-Più o meno – risponde direttamente l’uomo-ombra, pressoché invisibile nel cuore della notte – E per una volta, penso che dovreste ascoltare anche voi.
Crowborough
East Sussex, Regno
Unito
Il fuoco del camino illumina la stanza, e tutti gli occhi dei presenti sono puntati sull’uomo che seduto sulla poltrona si sta accendendo una pipa. Assomiglia all’Augustus DeCeyt che conoscono, anche se dimostra qualche anno in più, ma qualcosa in lui è…strano.
Il Professor DeCeyt che conoscono ha un volto completamente impassibile, non batte quasi mai le palpebre, e non cambia mai tono di voce mantenendo lo stesso timbro monocorde. Il Dottor DeCeyt che hanno davanti, invece, sembra comportarsi come un normale essere umano.
-Non posso dirvi quanto vi sia grato per non avermi ucciso a prima vista – esordisce sorridendo, primo segno che questo non è il Professore.
-Già, esattamente perché non lo abbiamo fatto? – domanda Insomnia.
-E’ questa la cosa più strana: Shades ci ha chiesto di non ucciderlo – le risponde Slim Snake, che trova il concetto ancora più assurdo di un DeCeyt che sorride.
-Ho le mie ragioni per starlo a sentire – risponde Shades, la cui ombra proiettata dal fuoco del camino si staglia su una parete di fianco all’ombra del vecchio Zeller. Nessuno dei presenti ci ha fatto caso, ma le due ombre sono esattamente identiche anche se non dovrebbero esserlo.
-Ho bisogno di una spiegazione migliore del tuo voodoo delle ombre – protesta Switch.
-Perché tu non capisci un cazzo, Freeman – rispondono all’unisono sia Shades che il vecchio Zeller.
-Come facciamo ad essere sicuri che non sia tutta una trappola del nostro DeCeyt? Non posso essere l’unico ad averci pensato – interviene Turbine.
-Siamo proprio sicuri che sia chi dice di essere e che non sia in realtà il nostro? – chiede Slim Snake.
-Sì – è la risposta laconica di Pathfinder, ed ai presenti basta.
-Suppongo di dovervi una spiegazione – dice il Dottor DeCeyt alzandosi in piedi.
-No, tu dici!? – ironizza Insomnia.
Il dottore si alza in piedi, avvicinandosi all’ampia libreria della stanza ed estraendone un libro dall’aria incredibilmente vissuta.
-Per motivi troppo complessi per essere riassunti ora, sono nato senza la capacità di provare emozioni. Quando avevo due anni, ho letto un libro – inizia, porgendo il volume a Switch, che ne legge ad alta voce il titolo.
-“Le memorie di Sherlock Holmes”?
-L’ultima storia di questo volume narra lo scontro finale tra Sherlock Holmes e la sua nemesi, il professor Moriarty. Solo una storia di fantasia, anche se per alcune fonti il famoso detective sarebbe davvero esistito…ed in mondi come i nostri, sono successe cose più strane. La totale assenza di umanità di Moriarty mi affascinò, essendo così vicina alla mia condizione. Avrei potuto facilmente decidere di diventare il Moriarty del mondo moderno, e credo che nella vostra realtà le cose siano andate veramente così. Ma realizzai che Sherlock Holmes dimostrava l’esistenza una via alternativa: mostrava raramente di avere emozioni, ma comprendeva l’animo umano infinitamente più di Moriarty. Così come lui, decisi di dedicarmi ai casi insolvibili di questo strano mondo.
-Aspettate un secondo – lo interrompe Pathfinder, massaggiandosi una tempia come per combattere un’imminente emicrania – In questo mondo tutto è andato a rotoli per noialtri, mentre DeCeyt è un eroe!?
-In questo mondo, voi non avete potuto eliminare diverse minacce – inizia a spiegare il vecchio Zeller – Le Ombre e le Luci, per esempio. Oppure il Consiglio, la Fondazione Candor, Slowdown, Arma 57 o la Chiave della Dannazione. Ci ha pensato il Dottor DeCeyt, occasionalmente con il mio aiuto. Ironico come un gruppo di criminali come voi abbia commesso meno crimini di quanti ne ha fermati.
-L’ironia è sopravvalutata. Cosa volete da noi? – taglia corto Switch.
-La cosa che vi costa di più al mondo. Voglio che vi fidiate di me – risponde il Dottor DeCeyt.
Stark Tower, New York
Maria Hill stringe il braccio attorno al collo della guardia, impedendogli di urlare e di respirare. Sta bene attenta a sostenere la guardia perché non cada a terra facendo troppo rumore, recuperando il suo badge e la sua pistola.
“L’organizzazione di Osborn è un disastro: le sue guardie sono incompetenti, ed in sua assenza nessuno osa fare niente. Come ha fatto un idiota simile a diventare così potente?” – si chiede, proseguendo lungo i corridoi con passo felpato.
Lentamente, sfruttando ogni ombra per sfuggire alle telecamere, riesce finalmente ad avvicinarsi al suo bersaglio: la porta d’accesso alla stanza dei server.
-Non funzionerà, signorina Hill – dice una voce dall’accento inglese.
Maria si volta, puntando la pistola verso l’uomo che si avvicina lentamente.
-DeCeyt. Non so cosa ci fai qui, ma un solo altro passo e…
-La guardia non è autorizzata ad entrare in quella stanza. Usare il suo badge, o sparare a me, farà scattare l’allarme: l’intero edificio andrà in quarantena e le sarà impossibile scappare.
-Non esserne così sicuro. Sei in combutta con Osborn, vero?
-L’opera di Osborn è stata…illuminante. Se non fosse stato per il portale avrei preso il controllo dello SHIELD nei prossimi sei mesi. Ma Osborn, involontariamente lo ammetto, mi ha dimostrato che l’umanità è troppo caotica per accettare l’ordine che le avrei imposto.
Ora DeCeyt è a meno di due centimetri dalla pistola, ed alcune gocce di sudore appaiono sulla fronte di Maria.
-Lasci che le chiarisca la situazione, signorina Hill. Lei mi è fisicamente superiore ed è armata. Se premesse il grilletto, in molti gioirebbero della mia morte… ma sarebbe contro la legge. E se c’è una cosa che ammiro in lei, signorina Hill, è che lei segue sempre le regole.
In una qualsiasi altra situazione, Maria ora colpirebbe DeCeyt e continuerebbe con la missione. Ma c’è un qualcosa di ipnotico nella sua voce che le impedisce di smettere di ascoltarlo.
-Vuoi qualcosa da me, vero? Persino tu stai rischiando a farti vedere qui.
-Ottima deduzione. Conosce i Guardiani, vero signorina Hill? Agenti SHIELD ed FBSA che hanno tradito i propri ideali e collaborano per risolvere i problemi del mondo muovendosi al di là della legge.
-Sì, li conosco. E allora?
-Sono diventati obsoleti per i miei piani, e desidero che lei distrugga la loro organizzazione. Io posso fornirle tutti i mezzi per farlo.
-E vuole qualcosa in cambio, immagino?
-Naturalmente. Abbandoni la Villains LTD al suo destino, signorina Hill, ed in sei mesi sarà lei a dirigere lo SHIELD.
Passano due secondi, durante i quali non si sente neanche un respiro.
-Qual è la sua risposta, signorina Hill?
-Hill a Switch, è il momento – annuncia la donna, senza staccare gli occhi da quelli di DeCeyt.
Crowborough
East Sussex, Regno
Unito
Tutti membri presenti della Villains LTD sono colpiti dalle parole del doppio dimensionale del loro ex datore di lavoro, ma è Pathfinder a reagire con maggiore rabbia:
-Fidarci di te!? Dopo tutto quello che hai fatto per rovinare le nostre vite!?
-Intendi la mia controparte nel tuo mondo, Leah. Tutto ciò che vi chiedo è darmi la chance di rimediare ai suoi crimini.
-Una sola altra parola con quel tono accondiscendente e non lascerò il lavoro incompiuto come ho fatto con il tuo doppio – risponde Pathfinder con maggior odio nella propria voce.
-‘Finder – la richiama all’ordine Switch, ma la mutante non accenna a volersi calmare.
-No, questa volta non ci casco. Quante volte ci ha tradito per poi fregarci con qualche bella parola?
-Continui a scambiarmi per il mio doppio. Se tu potessi vedere la situazione razionalmente, Leah… - inizia a spiegare il dottore.
-Ne ho avuto abbastanza di te – risponde Pathfinder, cercando di fare un altro passo in avanti; nonostante la super-forza delle sue gambe, però, la sua stessa ombra la sta trattenendo.
-Credo dovremmo ascoltare quello che ha da dirci – dice Shades.
-Avrei dovuto immaginare che saresti tornato a pensare più ai tuoi interessi che a quelli della squadra. Lasciami andare, Shades, si merita di essere preso a calci tanto quanto il nostro DeCeyt.
-Non prendo ordini da una ragazzina che non è più capace di pensare con la propria testa.
-Shades, non ti ci mettere anche tu adesso – dice Switch cercando di smorzare i toni.
-E dovrei fidarmi di te, invece? Ci hai radunato dopo aver parlato da solo con DeCeyt: cosa ti ha promesso in cambio dell’ennesimo tradimento?
-E’ un po’ tardi per farsi crescere la spina dorsale, ragazza. Se avessi mostrato di avere le palle anni fa, DeCeyt avrebbe dovuto faticare almeno un po’.
-Che cosa hai detto!?
Dalla posizione che i due ex compagni di squadra assumono, è chiarissimo che uno scontro in piena regola potrebbe scoppiare da un istante all’altro; e considerando cosa sono capaci di fare, questo significa che la casa potrebbe crollare da un momento all’altro.
-PATHFINDER. SHADES - interviene Switch, alzando la voce in modo deciso e fermo. Così tanto da forzare i due potenziali avversari a calmarsi.
-Nel caso ve lo siate dimenticati sono ancora io il capo di questa squadra, e non posso credere di essere io il più maturo in questa situazione. Abbiamo già abbastanza problemi senza che voi due vi mettiate a combattere per dimostrare all’altro chi è il più duro. Cosa siete, supereroi?
-Un’ottima dimostrazione di leadership – annuisce il Dottor DeCeyt.
-E tu smettila di fare tanto il santo. Il portale è apparso da quanto, due giorni al massimo? Come fai a sapere così tanto sul nostro conto e su quello che abbiamo fatto? E soprattutto, a te cosa importa delle azioni di un doppio di un’altra dimensione?
-C’è un legame molto stretto tra i nostri due mondi. Il contrasto tra vite così simili eppure così diverse è difficile da ignorare per chi si muove attraverso le ombre…Shades potrà confermarvelo – spiega il vecchio Zeller.
-Non posso dire di aver provato compassione nei vostri confronti, o repulsione verso ciò che ha fatto il mio doppio, perché queste cose mi sono negate fin dalla nascita – spiega il Dottor DeCeyt – Ma anche se lavoriamo su fronti opposti, entrambi condividiamo una predilezione per l’ordine. Tutto il male causato dal vostro DeCeyt deve essere in qualche modo bilanciato, e lui deve essere fermato ad ogni costo. Ecco come.
Il dottore prende nuovamente in mano il libro che ha cambiato la sua vita, porgendolo a Switch.
-Non ti aspetterai davvero che io lo legga, vero?
-Guarda la prima pagina.
Switch apre il libro. Nella prima pagina è stato scritto un lungo codice alfanumerico, e tra le pagine è stata posizionata una busta.
-Come gesto di buona fede, il codice di accesso ai sistemi di comunicazione della H.A.M.M.E.R. che stavate cercando. Se vi state chiedendo come ne sono entrato in possesso, vi basti ricordare che in qualsiasi universo io sono pur sempre Augustus DeCeyt.
-Anche se i codici fossero veri, come faccio a sapere che non stai semplicemente cercando di eliminare un’organizzazione rivale? – chiede Switch.
-Non puoi. Ma il piano dell’agente Hill è destinato a fallire. Secondo i miei calcoli, riceverete il suo segnale tra meno di cinque minuti. Mi hai chiesto di essere onesto, e sai che sto dicendo la verità.
-D’accordo, diciamo che me la bevo. Cosa c’è nella busta?
-Come Lukas vi ha spiegato poco fa, so da tempo della vostra realtà. So come ragiona il mio doppio. E’ stato semplice per me intuire i prossimi passi del suo piano: la busta contiene le istruzioni su come fermarlo.
-E che cosa vorresti in cambio?
-Che vi liberiate della sua influenza.
-Hill a Switch, è il momento – gracchia la radio sulla cintura del teleporta. Non si sentono altri suoni oltre ad un po’ di statica.
-Switch, rispondi, non abbiamo molto tempo.
Switch passa in rassegna uno dopo l’altro i membri della sua squadra, come a cercare conferma per ciò che ha già deciso di fare. Un portale di teletrasporto compare al centro della stanza.
-Qual è la sua scelta, signor Freeman? – chiede il Dottore.
Pochi minuti dopo, il Dottor DeCeyt è in piedi di fronte al fuoco del caminetto. La sua ombra si espande sulla grande libreria, accompagnata dall’agitarsi nelle fiamme.
-E’ tempo che tu vada, vecchio amico.
Il vecchio Zeller si è seduto sulla poltrona, ed il suo respiro si fa sempre più debole.
-Dopo tutto quello che ho passato, speravo almeno di vedere la fine. Così imparo a darmi arie; spero solo che la mia controparte più giovane non abbia capito che per aiutare te ho usato le ultime gocce del potere dell’ombra che mi tenevano in vita.
-Ne valeva la pena, Lukas, solo per tormentare il prossimo?
-Ja – è l’ultima parola pronunciata dal vecchio Zeller, prima di chiudere gli occhi per l’ultima volta. Il Dottor DeCeyt non si volta nemmeno a guardarlo.
Per quasi un minuto, l’unico rumore nella stanza è il crepitio della legna che arde.
-Si è tenuto occupato, Dottor DeCeyt – interviene una voce dall’accento inglese.
-Soltanto tu daresti del lei a te stesso, Augustus – risponde il dottore, voltandosi.
I due uomini sono chiaramente la stessa persona, anche se l’uomo proveniente dall’universo MIT dimostra qualche anno di meno grazie all’abuso della Chiave dello Zodiaco.
Si avvicinano, studiandosi attentamente a vicenda senza cambiare minimamente l’espressione facciale o sbattere le palpebre.
-E’ impressionante come lei sia riuscito a nascondersi così a lungo dalle mie ricerche, per non parlare di quelle di Loki. Da questo e dalla familiarità che dimostra nei miei confronti, capisco che lei fosse al corrente della mia esistenza da prima della creazione del portale. Perché non ha cercato di contattarmi, mi chiedo? Dubito sarebbe stato al di là dei suoi talenti.
-Perché io non sono te, Augustus. Se ti avessi incontrato di persona, difficilmente avrei resistito all’impulso di uccidere un essere così ripugnante come te.
-Mi sarei aspettato più imparzialità da un DeCeyt, dottore.
-Adesso sai che per te sono troppo pericoloso. Non puoi accettare la mia visione del mondo e non puoi lasciarmi in vita. Ma a me non importa. Siamo entrambi nati senza emozioni, è vero, ma a differenza di te ho fatto qualcosa di positivo nella mia vita. Non ne ho avuta alla nascita, ma mi sono guadagnato un’anima.
In tutta risposta, Augustus DeCeyt MIT stringe le mani attorno al collo del proprio doppione e lo spinge verso la libreria. Aumenta la stretta, avvicinandosi al volto del proprio sosia fino a guardarlo negli occhi a meno di cinque centimetri.
-Mostramela. Fammi vedere a cosa serve – lo minaccia, senza la benché minima emozione.
Illuminato dal fuoco del camino, DeCeyt continua a strangolare se stesso. Lo fissa negli occhi in continuazione, fino a sentire l’ultimo respiro del Dottor DeCeyt e a lasciare che cada a terra a peso morto.
Senza che il suo cuore acceleri, DeCeyt osserva il cadavere della propria controparte. Si avvicina per scrutarne gli occhi dallo sguardo perso nel vuoto.
-Niente. Vuoto come me.
New York City, Universo
MIT
Empire State Building
Maria Hill osserva la città riprendersi lentamente dal caos delle ultime ore. Non sa che cosa ci fosse dietro al portale, né che cosa fossero quegli strani alieni che sono apparsi all’improvviso per combattere i super-eroi della città.
Tutto ciò che sa è quanto riferito da Nick Fury: i codici di sicurezza di Osborn che ha ottenuto da Switch erano corretti, ed hanno contribuito pesantemente alla sua caduta.
Ovviamente non crede per un secondo alla storia di Switch su come sia entrato in possesso di quei codici, ma ora c’è un altro momento che non riesce a dimenticare.
-Qual è la sua
risposta, signorina Hill?
-Hill a Switch, è il
momento.
-Mi sarei aspettato di
più da lei, signorina Hill.
-Switch, rispondi, non
abbiamo molto tempo.
-Le sto dando la
possibilità di realizzare il suo sogno di dirigere lo SHIELD, ed in cambio le
chiedo solo di abbandonare ladri e assassini. Siamo in un’altra realtà; nessuno
lo saprà mai.
-Ho un’idea migliore:
fare carriera sbattendo un bastardo come te a marcire in cella per il resto dei
suoi giorni, cosa ne pensi?
-Deludente, signorina
Hill…ma non inaspettato. Se vuole un consiglio, non volti mai le spalle ai suoi
nuovi protetti.
Sì, nessuno lo avrebbe saputo. Così come nessuno saprà mai che, per qualche secondo, Maria ha capito come hanno fatto quei criminali a lasciarsi controllare da un mostro come DeCeyt…né sapranno mai quanto è andata vicina ad accettare.
-Andiamo, gente, è arrivato il momento di farvi vedere il vostro nuovo lavoro e le vostre nuove celle. Qualcuno vuole recuperare Pathfinder?
-Ci penso io, Hill, voi cominciate ad andare – risponde Switch indicando il portale appena creato.
-Credi che stiamo andando a un picnic, Freeman? Muovi le chiappe e…
In tutta risposta, Freeman crea un portale sotto i piedi della donna che vi casca all’interno imprecando.
-Stai migliorando – sorride Shades.
-Cercate di evitare che si faccia venire un infarto e datemi un minuto, okay? – chiede Switch, voltandosi verso Pathfinder.
Pathfinder osserva dall’alto la città da cui sembra non potersi allontanare, tenendo in mano una busta che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi.
-L’hai letto? – chiede Switch, appena apparso alle sue spalle.
-Per tutta la vita ho lasciato che fossero altri a prendere decisioni al mio posto. E’ ora che inizi a ragionare con la mia testa – risponde la mutante, lasciando cadere la busta.
Switch non dice niente, guardando la busta cadere dall’edificio.
-Andiamocene di qui, Eddie, per favore. Non voglio più pensare a quello che abbiamo visto.
Switch annuisce, aprendo un portale. Quando Pathfinder gli volta le spalle, però, infila la mano in un altro piccolo portale appena creato.
-Mi conosci, ‘finder: non sono il tipo da pensare troppo alle cose – risponde, infilandosi la busta nella tasca dei pantaloni.
“Ma non sono così stupido da lasciarmi sfuggire un’occasione del genere” pensa.
CONTINUA